Belladonna - Atropa Belladonna
Origini e caratteristiche della Belladonna
Cresce in Europa, in Asia occidentale e in Africa boreale. In Italia si può trovare nei boschi di montagna e lungo il bacino del Mediterraneo.
Pianta perenne con radice carnosa, appartenente alla famiglia delle Solanacee.
Può arrivare ad un’altezza di circa 1 metro, presenta un fusto eretto, ramificato in alto, foglie grandi, fiore a corolla tubolosa color violaceo.
Il frutto è una bacca nera – violacea, velenosa. Poco resistenti al freddo, prediligono un clima mite e un terreno fertile, leggero e ben drenato (irrigazioni abbondanti nel periodo di crescita). Si moltiplicano per talea o propaggine.
Soffermiamoci sulle sue caratteristiche
Viola il frutto, violaceo anche il fiore. Il viola è il colore della spiritualità e della meditazione ma è anche il colore dell’attrazione, di tutto ciò che è occulto, misterioso e segreto.
Pertanto questi frutti, in tutto in loro splendore (tondi e succulenti) sembrano “ammaliare”, illudendo il povero sventurato che incapperà nell’assaggio.
Anche i fiori, però, fanno la loro parte: aspetto delicato, morbido, a forma di campanula, un po’ richiusi su sé stessi, quasi timidi, si aprono all’estremità accattivanti, come se pronti ad un bacio … ma in realtà “risucchiano la vita”, portatori che sono del “mortale segreto” …
La rivendicazione del “viola” (colore secondario) che, soprattutto in questo caso, cerca la sua “estrema rivincita”.
Simbologia della belladonna
Intorno alla Belladonna, considerata anticamente una pianta magica, sono nate storie e leggende. Maghi e stregoni la utilizzavano per i loro filtri e la sua fama era così terribile che nessuno ai tempi avrebbe avuto il coraggio di dormire accanto a questo fiore o di tenerlo nei propri giardini, perché si diceva che bastasse la sua presenza o il suo odore ad avvelenare un uomo.
Vero è che se qualcuno provi a masticare una sua bacca avrebbe subito sintomi di avvelenamento: necessario in questo caso il pronto intervento del medico e nell’attesa si consiglia di ingerire alcolici o caffè o di applicare impacchi freddi sulla nuca per riattivare la circolazione sanguigna. Tuttavia è pianta utilissima per la medicina che sfrutta le sue essenze non solo in farmacia ma anche nella pratica oculistica (infatti è chiamata “Belladonna” dal nome veneziano “bella dona” perché veniva utilizzata dalle donne come “dilatatore pupillare” per essere più attraenti).
Il nome “Atropo” fa riferimento ad una delle tre Moire (Cloto che “filava” gli avvenimenti della vita, Lachesi che rotolava il filo e “tesseva” le sorti degli uomini e Atropo che tagliava con le forbici il filo della vita, più comunemente nascita, matrimonio e morte) dell’antica Grecia, colei che rappresentava la fine dell’esistenza.
Proprietà e consigli sulla belladonna
Per evitare eventuali conseguenze è molto meglio non farne uso nella farmacopea familiare. Di uso familiare, invece, è rimasto l’olio antidolorifico e antireumatico che si trova in farmacia.
Contiene atropina, un alcaloide utilizzato in medicina, in caso di necessità di intervento sul sistema nervoso, gastroenterico, respiratorio o urinario.
Ha effetti collaterali notevoli pertanto da usare solo su prescrizione medica.
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